Sabato, 15 ottobre 2011
Un cupo, improvviso rumore ci distoglie dal sereno torpore in cui eravamo sprofondati. Ci voltiamo di scatto verso il lunotto posteriore del pulmino. Il carrello “Alvaro” al traino, carico delle nostre canoe, dà segni di tribolazione; si alza ed abbassa come un drago ferito, e a ogni sua oscillazione vistose scintille squarciano l’oscurità della notte.
«Ferma! Ferma!», gridiamo ad Antonio Romanoff, la nostra instancabile guida, che prontamente accosta sulla corsia di emergenza.
Guardiamo l’orologio: è passata da un pezzo la mezzanotte. Abbiamo lasciato Bari da quattro ore e altre sei ce ne vogliono per raggiungere Pescantina.
Scendiamo prontamente dal pulmino per renderci conto dell’accaduto. I fatti parlano chiaro: Alvaro è un carrello basculante, ha uno snodo al centro per facilitare l’alaggio dei natanti, lo snodo si è aperto accidentalmente e Alvaro ha iniziato a oscillare strisciando la sua coda sull’asfalto. Ora siamo costretti a viaggiare nella notte buia trainando un carrello senza pannello posteriore, e, cosa ancor più grave, senza impianto elettrico funzionante.
« Vuol dire che arriveremo a Verona senza luci, alla faccia di chi ci sta gufando dietro», esclama Biagio con un ghigno.
Risaliamo a bordo e riprendiamo a viaggiare covando una certa dose di ansietà. Il carrello va riparato al più presto se non vogliamo che qualcuno ci “cordializzi “il di dietro.
E’ mattino inoltrato quando arriviamo a Verona. Ce l’abbiamo fatta. Gaetano il Chimico chiama con il cellulare il servizio informazioni Telecom.
«Quali sono gli elettrauto aperti di sabato mattina a Verona?», chiede con una voce da cui traspare la convinzione e la certezza: cribbio fanno tanta pubblicità in televisione di quel servizio cibernetico a pagamento, vuoi che non funzioni?
Impeccabile la telefonista dall’altro capo gli spara una sfilza di indirizzi. Impostiamo il navigatore sulle coordinate ricevute e ci tuffiamo entusiasti nel dedalo di strade del capoluogo veneto.
Dopo un tempo interminabile di giri a vuoto concludiamo che alla televisione sparano cazzate, che il servizio Telecom è una fregatura e che a Verona di sabato tutti gli elettrauto sono chiusi.
Quando le nostre speranze sembrano già al lumicino, come un angelo azzurro ci si para davanti Ettore Ivaldi, il patròn dell’Adigemarathon. Gli esterniamo i nostri problemi ed egli, prontamente, ci guida verso l’officina di un suo amico. Il meccanico non c’è, ma presto arriverà e metterà fine alla nostra odissea.
Dopo un paio di ore acquisiamo la consapevolezza che attendere più oltre l’arrivo del meccanico non abbia molto senso. Ce ne andiamo con la coda tra le gambe.
Chiediamo in giro senza molta convinzione, e, con nostra grande sorpresa, riceviamo un’informazione che si dimostra esatta, oltre che gratuita: l’elettrauto aperto lo troviamo davvero, è competente, gentile, rapido e (ultimo, ma non meno importante) economico.
Alvaro, ora che ha le sue luci funzionanti, ci infonde serenità e sicurezza. Il tempo è bello, la temperatura sufficientemente alta: tutto sembra fatto a posta per farci godere una magnifica pagaiata sull’Adige, alla faccia di chi ci vuole male.